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La Struttura Urbana

Nella complessa stratificazione edilizia del centro storico di Sutri mancano, allo stato attuale delle conoscenze, sopravvivenze monumentali relative alla fase precedente alla conquista romana. Anche la presenza negli immediati dintorni della città di tombe, genericamente databili tra il VI e il IV sec. a.C., costituisce un elemento indiretto quantitativamente e qualitativamente insufficiente per una ipotesi ricostruttiva dell'entità urbana e anche della sua fisionomia culturale in questo periodo. Occorre però sottolineare che la tipologia architettonica di tali tombe, che contengono ed elaborano elementi compositivi di diversa influenza culturale, indica l'esistenza di stretti rapporti tra Sutri tanto con l'area etrusca quanto con quella più propriamente falisca e ne sottolinea il carattere, per altro evidente sul piano geografico e storico, di centro periferico soggetto a molteplici interferenze culturali.

I resti monumentali relativi alla città romana, conservatisi nelle successive sovrapposizioni e trasformazioni edilizie, nel corso dell'ininterrotto processo di occupazione del sito, offrono un quadro molto frammentario ed episodico della originaria organizzazione urbana che, tuttavia, proprio in considerazione della morfologia del luogo, dovette rimanere pressocché immutato per tutta l'età antica.

Ancora visibili sono alcuni brevi tratti del circuito murario di fortificazione, databile al IV sec. a.C., in opera quadrata, con blocchi di tufo litoide, disposti in filari alternati per testa e per taglio, che dovevano seguire l'andamento del banco tufaceo, adattato in più punti con imponenti tagli artificiali, per potenziarne le capacità difensive.

Collegato al sistema di difesa era quello degli accessi alla città, per il quale si pongono alcuni problemi di ordine topografico e cronologico, sia in relazione all'articolazione interna dell'area urbana, sia in rapporto alla rete viaria extraurbana. Occore, in proposito, ricordare che il tracciato romano della via Cassia correva leggermente discosto dalla città, attraversando prima la zona di fondo valle lungo i costoni tufacei del Colle Savorelli, contrapposto al centro abitato, per salire poi sul Colle Francocci e da qui dirigersi verso nord con un percorso costante di crinale. Lungo questo tratto, dove sono ubicati la necropoli urbana (Iav. 1, 40) e l'anfiteatro, dovevano staccarsi uno o più diverticoli di raccordo con l'area urbana. Cifre alla Cassia, di primaria importanza erano le vie di collegamento con Nepi, e quindi con l'agro falisco, a est, e quella verso i M.ti Cimini a nord ovest. Sopravvissute in parte e ricalcate dagli attuali tracciati stradali, le vie si collegavano alla città rispettivamente all'estremità orientale e a quella occidentale del pianoro.

L'attuale Porta Moroni, al limite ovest del centro storico, occupa con ogni probabilità il sito di un precedente accesso in relazione con l'antica via Cimina, munito forse di un profondo fossato antistante.

All'estremità est del lato settentrionale, invece, si conservano i resti, ormai fatiscenti, della Porta Furia, databile al II sec. a.C., che consentiva l'ingresso all'area urbana sia dalla strada proveniente da Nepi, sia da un probabile diverticolo di collegamento con la via Cassia.

Dal versante meridionale si sale oggi alla città tramite Porta Vecchia (o Franceta) e, poco più a ovest, dalla lunga cordonata di via Porta S. Pietro. Nella struttura della prima, risultato di più fasi costruttive da rincondurre ai diversi momenti di edificazione e restauro del successivo sistema difensivo (XV e XVI-XVII secolo), sono inglobati grossi blocchi squadrati di peperino, verosimilmente appartenenti ad una porta di età romana, necessaria su questo lato per consentire rapidi collegamenti con il percorso della Cassia. Una porta ad arco semplice, ancora conservato all'inizio del secolo, lungo la salita di Porta S. Pietro e inserita nel circuito murario seicentesco, era forse coincidente, in considerazione della posizione topografica, con un accesso antico. Del tutto recente, e non sopravvivenza di una porta più antica, deve considerarsi l'entrata orientale all'area urbana da via IV Novembre, che sale con notevole gradiente fino a congiungersi con via XXIV Maggio, dove fino a quaranta anni or sono si apriva la Porta Romana, costruita probabilmente alla fine del XVI secolo o poco dopo, così detta per la posizione in direzione di Roma.

L'area urbana, larga mediamente m 200 e lunga m 550, presenta a partire dal sito della chiesa cattedrale, una tascia centrale in piano, che digrada dolcemente verso il margine settentrionale del pianoro, scendendo invece con sensibili salti di quota sul lato opposto.

Il forte dislivello esistente tra la parte centrale e il versante sud sembrerebbe suggerire, almeno per questo settore della città, una sistemazione urbanistica a terrazze digradanti, ricavate nella stessa massa tufacea e forse integrate con muri e terrapieni, ad ampliamento delle superfici edificabili.

Il tessuto viario, coordinato alla morfologia del luogo, è ancora in parte leggibile nell'organizzazione attuale. Una doppia viabilità longitudinale, che sfruttava la fascia mediana, si può riconoscere nella via V. Veneto - Via Roma, via 5. Pio V, via Statilio Tauro. Un maggior condizionamento orografico è evidente per la viabilità nord-sud, che non esclude però l'esistenza di assi ortogonali nella parte centrale, con raccordi a quote sfalsate nel settore meridionale. Due di essi delimitavano l'area del Foro, da riconoscere nell'attuale Piazza del Comune.

La complessa situazione geomorfologica del promontorio, comportò, infine, necessariamente, l'ubicazione di un monumento di grande impegno areale come l'anfiteatro, in una zona esterna, nella valle sottostante la città, lungo la viabilità extraurbana.

I mutamenti di ruolo della città, sollecitati dai numerosi e profondi rivolgimenti politici che caratterizzano il lungo percorso storico dell'età medioevale, comportarono importanti trasformazioni nella struttura e nella fisionomia dell'organismo urbano. La riconquistata funzione strategica di Sutri, punto di transito obbligato da e verso Roma, a controllo della via Cassia, costituì il presupposto fondamentale della nuova organizzazione della città. In questa fase, il fenomeno evolutivo di maggiore portata nell'assetto topografico ed urbanistico è costituito dall'espansione del borgo, che si ampliò oltre i limiti della città romana, nella zona sottostante il pianoro, ponendosi a contatto diretto con l'importante arteria stradale extraurbana, il cui percorso ricalcava ancora l'antico tracciato.

Il processo di espansione fu certamente graduale; i resti oggi conserva-ti sono troppo modesti per una precisa ricostruzione diacronica delle fasi di sviluppo. E' probabile che i primi nuclei abitativi siano sorti sui due colli contrapposti alla città, Savorelli e Francocci, la cui conformazione geomorfologica ben si prestava a ricevere organismi con carattere di centri fortificati, a controllo e difesa della Cassia. Successivamente, con il consolidarsi del ruolo della città, come testimoniano gli avvenimenti storici, nuove e più ampie aree edificabili vennero reperite nella zona di fondovalle.

Il nuovo insediamento abitativo, dotato sul lato non munito, verso meridione, di un proprio sistema difensivo con mura e torri, venne così a collegarsi senza soluzione di continuità con l'area urbana più antica.

Nell'attuale strutturazione del centro storico di Sutri risulta particolarmente difficoltoso cogliere, nella loro interezza e in una precisa sequenza cronologica, le fasi salienti di evoluzione dell'impianto urbanistico e del tessuto edilizie. Solo singoli episodi, per di più isolati, marcano alcune tappe del percorso storico della città. Lo schema di età romana, almeno nelle linee generali di impianto e proprio per i caratteri fisici del luogo, non dovette subire trasformazioni radicali. Adattamenti, modifiche e cambiamenti furono però attuati in connessione alle mutate esigenze della comunità, divenuta ben presto sede vescovile e, soprattutto, dopo la cosiddetta donazione di Liutprando, centro fortificato della nuova autorità religiosa e politica. Episodio centrale della fase medioevale è la costruzione della chiesa cattedrale, che incise però sulla fisionomia della città più dal punto di vista ideologico e simbolico, che formale ed urbanistico. L'impianto del complesso (Tav. 1, 7), infatti, all'estremità sud orientale dell'area urbana, pur ponendosi come polo di attrazione ed elemento direzionale principale dell'organismo urbano, non alterò il tessuto viario precedente, nè costituì il punto di partenza di una diversa articolazione topografica o di una nuova razionalizzazione degli spazi edificabili.

Gli assi principali sono ancora rappresentati dalla viabilità longitudinale, con una maggiore incidenza del percorso perpendicolare alla facciata della chiesa, oggi solo in parte intuibile nella via S. Pio V, obliterato dalla edilizia di completamento del XVII e XVIII secolo. In connessione con l'edificio ecclesiale, ma in rapporto funzionale con le nuove strutture dell'organismo urbano e con il borgo nella valle, è l'asse costituito dall'attuale via Statilio Tauro, che collegava la chiesa con le aree periferiche del versante meridionale della città.

E' stato più volte rilevato come nella strutturazione del centro storico di Sutri manchino quasi del tutto, se si escludono i complessi ecclesiali, edifici di qualità architettonica rilevante anteriori al XV secolo ed anche spazi urbani fortemente caratterizzati. Questo dato di fatto è stato spiegato con l'ipotesi di una particolare organizzazione della città medioevale che, come si è detto, si estendeva complessivamente su tre speroni tufacei e nella valle interposta. L'organismo così articolato sul piano topografico sarebbe stato impostato anche dal punto di vista politico su poli ben distinti: quello rappresentato dall'attuale abitato, come sede dell'autorità religiosa, e quello costituito dai colli Savorelli e Francocci e dalle zone di fondovalle, come sede del potere laico.

Nella forma e nella qualità dell'organizzazione urbana si rispecchierebbere, dunque, le alterne fortune delle diverse forze di potere.

Del sito della città romana l'autorità religiosa fece la propria roccaforte, sino a quando non fu in grado di affermarsi saldamente e definitivamente, con funzioni prettamente difensive, edificandovi simboli più morali che formali del potere della Chiesa. Alla fase di decadimento e di debolezza del papato, che coincide con le lotte per le investiture prima e gli scontri tra le fazioni all'interno del Patrimonio di S. Pietro, poi, si deve assegnare l'affermazione del potere laico, con il potenziamento del borgo, i cui resti seppur minimi quantitativamente, denotano un livello architettonico di notevole rilevanza.

Occorre, d'altra parte, sottolineare che i documenti relativi agli avvenimenti di cui la città fu teatro e protagonista, sempre menzionano di Sutri il castello e il borgo.

Un'idea dell'importanza e delle dimensioni dell'organismo urbano si ricava, in particolare, da un documento del XIII secolo, riferito da Cencio Camerario, che reca "consuefudinis et lura quae habet dominus Papa in burgo Sutrino". Esso, oltre a ricordare che il borgo occupa la valle tra i pianori e che era luogo di fermata dei pellegrini romei, ne sottolinea la qualità delle attrezzature ricettive (sei ospedali, dodici ospizi, con annesse 15 chiese), particolarmente significative della destinazione funzionale e d'uso delle strutture edilizie.

La perdita del castello e del borgo, con l'incendio del 1433, nonostante i tentativi di ripristino da parte di Eugenio IV e Innocenzo VIII, segna irreparabilmente l'avvio della decadenza. La forzata contrazione dell'abitato all'interno di un solo pianoro nel corso del XV secolo rese necessaria la costruzione di un nuovo sistema difensivo; il circuito murario, seguendo l'andamento orografico del colle e potenziando con opere fortificatore di maggiore impegno i punti naturalmente meno muniti, definisce il nuovo perimetro dell'area urbana. All'interno di questa, prende gradualmente forma l'organizzazione edilizia, coordinata all'ossatura viaria, che non sembra subire profonde trasformazioni, ma piuttosto una serie di adattamenti funzionali al reperimento e alla razionalizzazione delle aree edificabili. In particolare, il tessuto edilizie che conserva alcune espressioni architettoniche di un certo rilievo, nel settore occidentale della città, sembra impostato su una maglia abbastanza regolare, che ha come elemento portante l'antico asse centrale longitudinale.

Il cambiamento di destinazione d'uso, da centro di transito obbligato, con funzioni strategiche ed anche militari, a residenza di una modesta comunità contadina, e di conseguenza la scarsa incisività e qualità degli interventi urbanistici ed architettonici, a partire dal XVI secolo, attuati dai vescovi della città, non introducono nella configurazione urbana forti elementi innovativi o di drastica rottura con il passato.

L'asse costituito dall'attuale corso cittadino (via V. Veneto-via Roma) diventa la direttrice urbana di maggior importanza, anche in relazione al nuovo tracciato della Cassia. Con la distruzione del castello e del borgo, infatti, il tratto di strada diventa totalmente extraurbano e, non più difendibile, viene gradualmente abbandonato, in conseguenza anche dell'importanza assunta dalla via Cimina, a favore del percorso intramuraneo che attraversa longitudinalmente il pianoro. In connessione con tale percorso vengono attuate nuove opere fortificatorie, in particolare alle due estremità dello sperone tufaceo. Ad ovest, la già esistente porta viene potenziata e munita di un poderoso bastione pentagonale; ad est la costruzione della nuova barriera difensiva con la Porta Romana determina una radicale modificazione della morfologia originaria, consentendo al contempo la salita alla città della via Cassia e il suo innesto con la viabilità interna.

Dal XVII secolo la ormai totale ininfluenza politica, sociale ed economica di Sutri e la sua posizione del tutto marginale nella storia successiva del territorio, giustificano l'assenza di un preciso indirizzo pianificatorio e di razionalizzazione dell'attività urbanistica ed edilizia. Si assiste così ad una serie di interventi anche consistenti negli aspetti dimensionali, ma scarsamente rilevanti nella definizione formale ed architettonica della struttura urbana. E soprattutto un'edilizia di completamento e di saturazione degli spazi ancora edificabili, oltre che di trasformazione e sostituzione di tipi edilizi, che, svincolata da un preordinato disegno urbanistico, altera i rapporti spaziali e funzionali degli elementi che compongono l'organismo urbano e ne modificano nel suo complesso la forma originaria, dando corpo all'attuale organizzazione della città.


ultimo aggiornamento di Giovedì 30 Novembre 2017 15:06
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