L’anfiteatro romano di Sutri, la cui edificazione è collocabile intorno al I secolo a.C – I secolo d.C., rappresenta il cuore dell’identità sutrina. Scavato interamente nella collina tufacea che sorge ai piedi del Bosco Sacro, questa imponente opera è stata realizzata tra il periodo tardo repubblicano e l’inizio dell’età imperiale di Roma, con una tecnica molto simile a quella etrusca. L’Anfiteatro, costruito su pianta ellittica, poteva contenere circa settemila spettatori ed è ripartito in tre ordini di gradinate, divise per ceto sociale: “lima cavea”, la prima fila, riservata ai ceti di rango senatorio, la “media cavea” ed infine la “summa cavea” destinata al popolo. Alle gradinate si poteva accedere attraverso i “vomitoria”, gli ingressi laterali, accessibili dal “deambulacro” che gira tutt’intorno all’arena.
L’anfiteatro venne parzialmente riportato alla luce tra il 1835 e il 1838 dalla famiglia Savorelli, proprietaria del terreno. Fino agli inizi del XIX secolo, infatti, la costruzione era completamente interrata e utilizzata per le coltivazioni agricole. Simili all’anfiteatro di Sutri esistono solamente due esempi al mondo, realizzati completamente nella roccia, a Cagliari e a Leptis Magna (Libia).