SENTIERO NATURA - "IL GRANDE LECCIO"
Il Sentiero Natura è un percorso che si snoda attraverso una porzione di territorio del Parco e ci consente di leggere ed interpretare l’ambiente circostante, mediante le Stazioni che lo compongono, utilizzando una chiave di lettura semplice che ci permette di avvicinarci alla conoscenza ed al rispetto dell’ambiente che ci circonda e che ci ospita.
Il Sentiero natura “Il GRANDE LECCIO” è stato progettato nell' “Anno Internazionale della Biodiversità”
La Biodiversità è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra, e si misura a livello di geni, di specie, di popolazioni e di ecosistemi.
Più gli ambienti sono ricchi di specie viventi, più è stabile la garanzia di sopravvivenza sul pianeta Terra. Ogni volta che una specie si estingue, inesorabilmente diminuisce la stabilità del sistema “Vita”. Ecco perché la salvaguardia e la conoscenza dell’ambiente è indice di responsabilità e di rispetto da parte dei popoli tutti. Fino ad oggi sono state descritte oltre 1 milione e 700 mila specie, ma in realtà si ipotizza che ne possano esistere oltre 12 milioni: moltissime aspettano di essere scoperte!
Tempo di percorrenza: 15/45 minuti - Grado di difficoltà: Facile Per orientarsi lungo il percorso seguire le frecce segnavia contrassegnate con numero progressivo da 1 a 9.
N. 1: IL PRATO NATURALE
N. 2: IL CORBEZZOLO
N. 3: LA LETTIERA
N. 4: LA ROCCIA TUFACEA
N. 5: L’ALLORO
N. 6: IL GRANDE LECCIO
N. 7: LO SPARVIERE E LA GHIANDAIA
N. 8: IL PICCHIO VERDE
I prati naturali che formano delle zone di discontinuità in un’area boscata, costituiscono delle vere e proprie fonti di vita per la flora e per la fauna. In primavera si assiste ad un’esplosione di fioriture che, oltre ad abbellire il paesaggio, costituiscono una dispensa alimentare per una miriade di insetti. In questi prati la biodiversità è talmente elevata, che in un solo metro quadrato di terreno si possono trovare decine di specie animali e vegetali. Insomma il prato come fonte di vita, dove i rapporti tra flora e fauna si intrecciano e generano un denso reticolo di scambi tra le specie, tutto ciò ad indicare la solidità di un ambiente naturale.
Il Corbezzolo (Arbutus unedo) è una pianta della famiglia delle Ericacee, diffusa nei paesi del Mediterraneo occidentale. E' conosciuto pure con il nome di ciliegio (o ceraso) marino. Il frutto è una bacca sferica, carnosa e rossa a maturità. Il nome latino consiglia un uso moderato del consumo (unum edo = ne mangio uno solo).
Usi: La sua trasformazione consente di ottenere marmellate, gelatine, sciroppi. Il corbezzolo, inoltre, rappresenta una fonte alimentare importante per gli animali che vivono nella macchia. E’ una specie con una grande capacità di reazione agli incendi e trova impiego anche nei rimboschimenti e nel consolidamento delle dune.
Osservando il suolo del bosco si vede che è coperto da uno strato più o meno uniforme di foglie, piccoli rami, tronchi, residui animali quali escrementi, organismi vari, tutto ciò si chiama lettiera.
La lettiera è estremamente ricca di forme viventi ed è sede di una delle più importanti attività biologiche per la vita del bosco: la decomposizione del materiale organico ad opera di organismidecompositori (batteri,funghi saprofiti e animali invertebrati), che si nutrono dei residui organici della lettiera. Tali organismi compiono una demolizione della materia organica trasformandola in sostanze più semplici. Il risultato di questo processo è la formazione di humus, di colore bruno-nerastro, che rappresenta una riserva di materiale organico e nutritivo fondamentale per la sopravvivenza del bosco. Tanto più la lettiera è ricca di forme di vita, animali e vegetali, quanto più è garantita la Biodiversità e con essa la salute della foresta.
Prima che intervenga la degradazione meteorica e la roccia si trasformi in detrito, il che può avvenire in tempi lunghissimi, ma la natura non ha fretta…spesso le rocce affiorano nel loro stato originario, duro e compatto. La superficie di tali rocce può apparire inospitale per qualunque forma di vita: un piccolo deserto. Ma ovunque vi sia la minima possibilità fisica di vita, prima o poi qualche specie vi si adatta e può anche prosperarvi, magari in gran numero di individui; è il “principio degli ambienti difficili”: poche specie, ma molto prolifiche, se non altro per la mancanza di competitori. Le prime specie che attecchiscono sulla superficie esposta delle rocce sono vegetali, alghe, licheni e muschi soprattutto. Si chiamano “specie pioniere”. Molti licheni attecchiscono direttamente sulla superficie della roccia per semplice adesione, ma essi, con i loro residui e trattenendo altri detriti vegetali come le foglie morte delle piante, preparano un primo sottile strato di terriccio su cui poi attecchiscono meglio i muschi ed in seguito altre piante, quelle “superiori”, come le felci.
Generalità’: si tratta di un arbusto aromatico sempreverde di grandi dimensioni, che può assumere la forma di cespuglio, oppure quella conica ad albero. Le foglie sono lucide, di colore verde brillante ed ovali; se tagliate, rilasciano un profumo molto gradevole. I frutti sono delle bacche di forma ovale e di colore nero molto apprezzate da alcune specie di uccelli. Le foglie trovano ampio impiego anche in cucina. L’alloro può raggiungere un'altezza di 12 metri ed un diametro di 10.
Proprietà: svolge un'efficace azione antisettica e blandamente insetticida.
ATTENZIONE: non bisogna confondere le sue foglie e le bacche con il lauroceraso l'oleandro che sono tossiche.
Curiosità’: l’alloro è conosciuto sin dai tempi antichi in Grecia come a Roma. Fu simbolo di pace e di vittoria sia in campo militare che in campo sportivo, per questo motivo è anche detto:“ Lauro Nobile”. L’alloro era anche pianta sacra ad Asclepio, Dio della medicina e figlio di Apollo. Per secoli la pianta fu usata contro malattie in particolare contro la peste. Ancora oggi viene appeso nelle case per rinfrescare l’ambiente.
Quercia sempreverde può raggiungere un’altezza di 30 metri. La chioma è densa e rotonda, il tronco è corto, la corteccia dal bruno al nero è spaccata in piccole placche. E’ resistente alla siccità e al vento e adatto a tutti i terreni tranne quelli umidi, la ghianda costituisce un ottimo alimento per gli animali.
Curiosità’: anticamente le ghiande, dolci e commestibili, erano molto apprezzate e servivano per ottenere una farina con la quale si preparava il pane di quercia. Il leccio fu considerato da diversi popoli, compresi Etruschi e Romani, albero felice o divinatorio, infatti molte foreste di leccio costituivano luoghi sacri. Da una misurazione effettuata con lo strumento “resistograph” l’esemplare monumentale che si trova davanti a voi, risulta avere un’età di circa 200 anni.
Sparviere (Accipiter nisus)
Caratteri distintivi: lunghezza totale 28-38 cm; apertura alare 55-70 cm; peso 150-380 gr., corpo slanciato. La testa è relativamente piccola, scura, con sopracciglio chiaro. Le ali sono abbastanza larghe e arrotondate. La coda è lunga, biancastra, barrata di grigio, arrotondata. Le zampe sono relativamente lunghe, gialle, con unghie nere uncinate. Vive in aree boscose e grandi e piccoli parchi.
Alimentazione: si nutre soprattutto di uccelli, secondariamente di micro mammiferi, nel nostro parco è stato più volte visto predare piccioni.
Biologia: Si riproduce da maggio ad agosto. I nidi si trovano generalmente sugli alberi. Depone 2-7 uova biancastre con macchie bruno-rossicce.
Ghiandaia (Garrulus glandarius)
Caratteristiche: La ghiandaia è il Corvide con il piumaggio più colorato del nostro continente. E’ lunga circa 35 cm e presenta un’apertura alare di 50-60 cm.
Vita ed abitudini: Sicuramente abbiamo avuto occasione di udire le aspre grida della ghiandaia in particolare nei boschi di querce in prossimità delle campagne aperte. Con il suo forte becco si nutre di ghiande, semi, frutti, piccoli invertebrati; Nella gola possono essere trasportate sino a 9 ghiande (e sino a 90 pinoli). Queste sono poi nascoste sottoterra ed utilizzate durante l’inverno, quando il cibo fresco scarseggia, dimostrano un’eccezionale memoria visiva, riuscendo a scovare le ghiande nascoste a distanza di tempo, anche quando al di sopra c’è una coltre di neve di 40 cm.
Curiosità’: La ghiandaia si avvicina al formicaio e abbassando il corpo e sbattendo le ali contro la superficie del formicaio, porta le formiche a contatto con il corpo; con questo comportamento, detto anting, forse l’uccello vuole approfittare dell’acido formico, prodotto dalle formiche, per allontanare gli insetti parassiti presenti nel proprio corpo. La ghiandaia è in grado di imitare altri uccelli canori e anche altri rumori.
Picchio Verde (Picus Viridis)
È possibile osservare il Picchio verde in tutta l'Italia escluse le isole più grandi, in habitat montani comunque costituiti.
Cibo ed Alimentazione:Si nutre prevalentemente di insetti e larve che cattura a terra o sotto la corteccia dei tronchi d'albero, grazie all'ausilio del suo becco, appositamente utilizzato per perforare il legno. La determinazione con cui il picchio verde caccia ostinatamente larve e vermi penetrando con il becco nella corteccia degli alberi ne ha fatto il simbolo del Cristo che stana senza tregua il Demonio dalle anime.
Evita di fare eccessivo rumore, non gettare nessun tipo di rifiuto nel parco, non raccogliere la flora selvatica, non danneggiare le strutture presenti, per informazioni rivolgersi al personale del parco.
Il sentiero natura nasce da un’idea del guardiaparco Franco Borgna ed è stato realizzato dall’Assessorato al parco: Assessore sig. Vincenzo Caccia, funzionario dott. Roberto Corzani, guardiaparco Franco Borgna, uff. comunicazione sig.ra Samuela Donati e con la collaborazione del sig. Felice Falcinelli.